Il nostro territorio è ricco di tradizioni, ricorrenze, memorie che si perdono lontano nei tempi antichi, ma che ancora oggi, in alcuni particolari momenti dell’anno, o in alcuni luoghi ricchi di spirito e significato, mettono in stretto contatto l’uomo con la sua personale spiritualità
In questa pagina abbiamo raccolto alcune delle manifestazioni a carattere religioso più significative del nostro territorio, che hanno nel Venerdì Santo il loro culmine, e inserito alcuni dei numerosissimi luoghi di interesse spirituale sparsi tra le nostre valli e le nostre montagne.
Il Venerdì Santo che precede la Pasqua, ogni anno in questo paese è un vero e proprio “turbinìo” di sensazioni, ci si ritrova immersi in un altro spazio-tempo, dove si può vivere un’esperienza sia da fedeli sia da spettatori laici. “La Turba”, ormai da 500 anni, coinvolge tutto il centro storico di Cantiano che diventa un grande teatro all’aperto con elementi scenografici architettonici e orografici, figuranti in costume, suggestioni visive, sonore e spirituali. Tutti gli abitanti del borgo, dai giovanissimi ai più anziani, partecipano a questa manifestazione che è percepita come parte della loro storia e delle loro radici. Con il chiarore dell’alba alle 05:30 si inizia il giro delle sette chiese di Cantiano, da qui il percorso si snoda tra i luoghi simbolici della processione. Ci si sveglia tra canti e preghiere e al suono della “battistangola”, uno strumento realizzato con una tavola di legno sulla quale è inserita, da ciascun lato, una maniglia rotante in ferro che colpisce alcune piastre producendo un suono inconfondibile. Ma questo è solo il risveglio, perché il lungo Venerdì Santo a Cantiano prosegue con l’azione liturgica della Passione di Cristo scandita dai rintocchi di quattro chiese che accompagnano la processione del Santissimo Crocifisso e della Madonna Addolorata fino al colle di S. Ubaldo.
Organizzata dalla Confraternita del S.S. Crocifisso e di San Giuseppe che invita le altre quattro confraternite cittadine: la Confraternita della Misericordia, la Compagnia della Buona Morte e Orazione, la Confraternita degli Artieri e la Compagnia della Madonna del Buonconsiglio. Quando nel ’500 Cesare Borgia entrò in Cagli, dicendo che avrebbe invaso il ducato di Camerino, in realtà voleva occupare le terre del Ducato di Urbino fino a Cesena, per realizzare un grande stato nel centro Italia. I cagliesi si ribellarono subito a queste sue intenzioni e ben 11 ragazzi vennero impiccati alle caditoie del Torrione. Il vescovo di Cagli Gaspare Golfi andò a protestare ma, minacciato di morte, scappò verso Pergola e venne ucciso a San Savino. I cagliesi, in seguito, riuscirono a scacciare gli spagnoli che lasciarono in città un Cristo in legno di fico, vuoto al suo interno e con braccia mobili, con sembianze tipiche spagnole. Era stato utilizzato dal Borgia per entrare in città e ingannare gli abitanti sulle reali intenzioni di quest’ultimo. I cagliesi per celebrare la liberazione dagli spagnoli idearono questa processione che inizialmente vedeva la contrapposizione fra la Confraternita di San Giuseppe e la Compagnia della Madonna del Buonconsiglio per decidere chi l’avrebbe organizzata. Le varie confraternite sono strutturate in modo particolare: ognuna ha il suo Primo Priore (una sorta di presidente) e gli Officiali (consiglieri); inoltre è presente il Camerlengo (cassiere) e il segretario. Il Mazziere Capo (detto anche ‘Mazziere volante’) appartiene alla sola Confraternita di San Giuseppe e si occupa del buon andamento della processione, mentre ogni altra confraternita ha un semplice Mazziere. Altre due figure particolari ed entrambe ereditarie sono il Priore responsabile della custodia del Cristo, e il Priore responsabile del carro (risalente al 1700 e formato con aste mobili che sostengono il baldacchino per divincolarsi al meglio fra le strette vie del centro) il quale si occupa di montarlo e smontarlo tutti gli anni. La particolarità di questa processione è che viene svolta a piedi nudi come da tradizione, scalzi in segno di penitenza ed incappucciati perché la penitenza è un gesto di intimità e non deve essere manifestata al di fuori.
Il Convento di Cagli è considerato da più parti come uno dei più insigni fra tutti i conventi delle Marche, per antichità e stile: che sia genuinamente cappuccino lo si nota nella spiccata povertà e nell’ elegante semplicità delle forme.
Il convento è composto da una struttura quadrangolare con al centro un cortile, dove è collocato un pozzo che corrisponde, come detto in precedenza, al primo referto della rocca, situato sotto il mastio, occupato ora dalla chiesa. L’ala est del convento, rivolta verso la città, è in parte un riuso della vecchia rocca. Infatti, nelle cantine che i frati chiamano “Grotte” sono ancora visibili rimanenze della vecchia costruzione martiniana, come il forno utilizzato per scaldare acqua ed olio da gettare contro i nemici, modificato poi nel tempo dai frati per i propri usi.
Anche il refettorio si pensa che fosse parte della vecchia rocca. Esso è situato nell’ala sud, al primo piano del convento, piano adibito alle attività giornaliere. Nel secondo piano sono situate le piccole celle per i frati. Sono ambienti molto umili, arredati solamente da un letto, una scrivania e un lavabo. In questa zona è collocata anche la biblioteca, comprendente diversi libri stampati, anche antichi.